Tom Sach

MILANO – Lo spazio messo a disposizione dalla Fondazione Prada a Tom Sachs (mostra personale - dal 7 aprile al 15 giugno) è formidabile e perfettamente integrato con ciò che si trova ad ospitare in questa occasione. I 1500 metri quadrati del capannone di Via Fogazzaro 36 ospitano una serie di opere realizzate dall’artista newyorkese a partire dal 1995 e due opere realizzate site-specific: The Whale (2006), riproduzione in scala di una balena bianca, e The Island (2006), ricostruzione di grande dimensione della zona di controllo sul ponte di volo di una portaerei.

Il messaggio dell’esposizione è lo stesso che caratterizza l’opera intera di Sachs: il consumismo è una forza invisibile, un’arma di distruzione di massa che ci annulla. La sua accusa va all’appiattimento della società, nei suoi costumi e riti.
L’intera mostra è basata su di una analogia prevalente: l’esportazione di prodotti equivalenti fra loro, la loro diffusione culturale, mediatica e mercantile è paragonabile ad una strategia di guerra, ad una azione militare. Il consumismo ci invade, viola la nostra banale, timida ma sacra quotidianità; ci uccide e ci imprigiona in tutto ciò che è “moda” e “massa”. Il consumismo uccide la nostra sicurezza, la nostra identità, annulla quel miracolo che ci ha creati e resi così splendidamente gli uni diversi dagli altri.
I nostri desideri sono comandati e maturati in condizioni di “schiavitù”; atto ignobile e crudele quello della società nella quale viviamo, la quale ci priva di ciò per cui, in fondo, gli uomini si sono sempre sentiti “liberi”.
Nulla in realtà si adatta a noi, siamo piuttosto noi ad adattarci al resto. Il consumismo è un nemico invisibile e silenzioso, che nei suoi colori sgargianti e nei suoi jingles, insidiosamente e meschinamente si fa beffa di noi: ci porta all’isolamento, ci porta ben lontano da noi stessi e dalla possibilità di esprimerci per quello che siamo. L’identità dei prodotti che consumiamo finisce per sostituirsi alla nostra.